“Come diventare Facilitatori del Bene Comune e generare welfare di comunità”.
SOTTOTITOLO: Verso un welfare municipale comunitario, partecipativo e generativo. Cos’è, come si realizza
DATA DI SVOLGIMENTO: 18 OTTOBRE 2019
SEDE: SANTA MARIA DELLA PIETA’ DI ROMA
ARTICOLAZIONE
La nostra proposta prevede l’offerta di un percorso di IN-formazione e sensibilizzazione su partecipazione e gestione collaborativa dei Beni Comuni, ponendo l’attenzione sull’area SOCIALE e sul focus “SALUTE BENESSERE E SERVIZI AL CITTADINO”. La nostra premessa da cui è scaturita la proposta è la crisi registrata negli anni dei legami sociali, che hanno messo in discussione il concetto ed il sistema della solidarietà ed il principio etico della reciprocità che sta alla base delle relazioni sociali. La crisi del welfare, allora, può essere considerata una crisi di responsabilità sociale, cioè una crisi della presa in carico comunitaria dei problemi, ma anche della capacità di mettere in comune le risorse. Ecco allora la necessita di trovare le risposte ai problemi all’interno di una logica di welfare community, che da una parte porti ad attenuare la crisi di consenso rispetto alle politiche di tutela del benessere, dall’altra parte sia in grado di alimentare prassi sociali ed educative capaci di favorire la responsabilità diffusa tra tutti i cittadini, anche quelli segnati da problemi e da difficoltà. L’ottica in cui muoversi deve allora diventare quella dell’inclusione, che crea spazi per l’autonomia progettuale, piuttosto che quella della segregazione che inibisce l’iniziativa delle persone. Alla base del modello di welfare community (comunitario, partecipativo e generativo) c’è l’idea che la possibilità di raggiungere una condizione di benessere non dipende solo dall’individuo, ma è necessario che le persone con lui in relazione si comportino in modo facilitante; tutti devono collaborare ad un benessere delle relazioni in cui sono implicati, a partire da quelle familiari, accettando l’apparente paradosso che il benessere personale non può derivare da una logica individualista. Da ciò il ruolo fondamentale dell’associazionismo e del Terzo Settore per generare relazioni stabili e costruire una comunità solidale e coesa. Si tratta pertanto di collocarsi nella prospettiva dei cosiddetti “beni comuni” , ossia quei beni che possono essere prodotti e utilizzati soltanto attraverso relazioni sociali piene e curati e gestiti insieme in spirito di condivisione e partecipazione.
LE AZIONI
La nostra proposta prevede:
- DAL 1 OTTOBRE AL 10 OTTOBRE – ASCOLTO ATTIVO ED ANIMAZIONE TERRITORIALE a partire dal coinvolgimento diretto degli utenti dei servizi ASL e dei cittadini associati in organizzazioni di volontariato e del Terzo Settore e loro reti formali e informali, già iscritte all’elenco delle libere associazioni della ASL RM 1 , attraverso la somministrazione di un questionario qualitativo via mail;
- 18 ottobre 2019 ORE 10 -12.30 Partecipazione al percorso di in-formazione e formazione su partecipazione e gestione collaborativa dei beni comuni immateriali (Salute, Benessere e servizi al cittadino) a cura di esperti del settore;
INTERVENGONO:
- Dr. ssa Emilia Ciorra – FARERETE BENE COMUNE – I Budget di Salute e il Welfare di Comunità
- Dr. ssa Antonella Di Silvestre – FARERETEONLUS – Nuovi scenari per i Servizi di Tutela Minori. Un’esperienza di co-costruzione di modalità innovative di progettazione individualizzata dei casi
- Dr. Giuseppe Pascale e dr. Paolo Cardinale – ANCESCAO –
- L’Anziano come risorsa per la comunità per insegnare il valore della vita…e non solo
- L’“Anziano fragile: verso un welfare comunitario” : il Progetto d’innovazione sociale co-finanziato dal Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali di Ancescao
- ACLI TERRA – Agricoltura sociale nel Lazio
- LAZIO SOCIALE – Comunicare il territorio in un’ottica di partecipazione, innovazione e coesione sociale
- 18 ottobre 2019 – ore 14.00 – 16.30 – CONCLUSIONI E SALUTI FINALI ORE 17.00
Costituzione di Tavoli di lavoro, attraverso lo strumento del World Cafè, per raccogliere le idee e strutturarle in proposte operative orientate allo sviluppo di interventi di welfare di comunità. I tavoli di lavoro vertono sulle seguenti aree:
- ANZIANI
- MINORI E FAMIGLIA
- DISABILITA’
METODOLOGIA
La metodologia utilizzata prevede l’utilizzo del cd. workshop. Si tratta di un metodo semplice ed efficace nel dar vita a conversazioni informali, vivaci e costruttive, su questioni e temi che riguardano la vita di un’organizzazione o di una comunità. L’intero processo dura almeno due ore. I partecipanti discutono min 3 – max 5 temi in gruppo, selezionati dal facilitatore in base ai risultati del questionario somministrato ai partecipanti, il facilitatore, o, per usare la terminologia propria di questa tecnica, il “padrone di casa”, dovrà :
- sollecitare l’intervento di tutti i partecipanti
- registrare la discussione
- sintetizzare la discussione
- presentare quanto emerso dal gruppi durante la sessione conclusiva.
Il processo si conclude con una sessione plenaria in cui agli interventi di restituzione dei facilitatori si aggiungono i commenti dei singoli partecipanti a proposito delle scoperte fatte.
PRODOTTO FINALE
L’associazione proponente realizzerà una Relazione finale che sarà presentata al Centro Internazionale per la Promozione della Salute e del Benessere.
APPROFONDIMENTI SULLA TAVOLA ROTONDA
“L’ANZIANO FRAGILE: VERSO UN WELFARE COMUNITARIO” UN PROGETTO D’INNOVAZIONE SOCIALE CO-FINANZIATO DAL MINISTERO DEL LAVORO E DELLE POLITICHE SOCIALI

Le istituzioni da sole non ce la fanno; tutti siamo chiamati a dare il nostro contributo… Verso un “welfare comunitario”. ANCeSCAO parteciperà a un progetto d’innovazione sociale co-finanziato dal Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali.
Il progetto “Anziano fragile: verso un welfare comunitario” ha ottenuto il finanziamento da parte del Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali nell’ambito del Bando 2017 per iniziative e progetti di rilevanza nazionale di cui all’art. 72, comma 1 del decreto legislativo n. 117/2017.
Il progetto sarà realizzato da ANCeSCAO e da Confconsumatori (capofila)1 e ha come obiettivo quello di mettere in atto un’ articolata azione di tutela, inclusione e valorizzazione della popolazione anziana, in particolare degli anziani fragili2.
Gli anziani non autosufficienti: alcuni dati sulla rilevanza del problema
Secondo il rapporto ISTAT del 2014 in Italia ci sono 2,5 milioni di anziani non autosufficienti e sono più di 3,3 milioni i caregiver familiari che assistono adulti (anziani, malati e disabili) e compensano i servizi formali, insieme a circa 830.000 assistenti familiari assunti direttamente da anziani e famiglie.
Purtroppo la pianificazione e implementazione dei servizi destinati agli anziani è molto frammentata sul territorio nazionale con aree grigie soprattutto nelle regioni meridionali. Fra le cause di non-autosufficienza la demenza3 rappresenta un problema di particolare gravità. In Italia più di un milione di persone è affetta da varie forme di demenza cognitiva di cui 600.000 con Alzheimer. In considerazione del trend demografico4 questo numero è destinato ad aumentare (1.5 milioni di casi previsti fra 40 anni).
In Italia oggi sono 2502 le strutture sanitarie e socio-sanitarie, pubbliche o convenzionate, destinate all’assistenza e alla cura delle demenze ( 591 sono i Centri per i Disturbi Cognitivi e Demenze (CDCD), 607 i Centri Diurni e 1304 le strutture residenziali).
La crescita del fenomeno della demenza interessa tutto il mondo; nel 2015 sono state rilevate 46 milioni di persone con una diagnosi di demenza e nel 2050 questo numero sarà destinato ad aumentare a 131,5 milioni (stima del “World Alzheimer Report 2015: The Global Impact of Dementia”).
Le istituzioni da sole non ce la fanno; tutti siamo chiamati a dare il nostro contributo… Verso un “welfare comunitario”
Dobbiamo realizzare nuove e innovative forme di partenariato che coinvolgano il settore pubblico, quello privato e la comunità tutta e in cui le associazioni di promozione sociale sono chiamate a svolgere un ruolo sempre più determinante. Il loro contributo deve essere non solo quello di partecipare – insieme alle istituzioni – alla pianificazione e realizzazione di nuovi e più efficaci servizi socio-sanitari a supporto degli anziani e dei loro familiari ma anche quello di valorizzare il ruolo degli anziani nella società e creare una rete inclusiva per essi e in particolare per quelli che sono a rischio d’isolamento sociale. In questo contesto gli anziani ancora attivi e autosufficienti debbono venire in aiuto dei coetanei più fragili.
Tutto ciò è perfettamente in linea con la missione dell’Associazione che nel suo statuto include come sue finalità:
- L’impegno nel volontariato civile e solidale;
- La tutela del diritto alla salute, all’ambiente, all’assistenza, all’educazione permanente, alla cultura, alla dignità;
- Il sostegno, la collaborazione e l’elaborazione di progetti, anche con le Istituzioni pubbliche e le Associazioni, volti a promuovere ed assicurare condizioni di vita economiche e sociali adeguate e sufficienti per gli anziani;
- La promozione di una cultura positiva ed attiva delle persone anziane.
Cosa vuole realizzare il progetto Il progetto “Anziano fragile: verso un Welfare comunitario” interesserà almeno 17 regioni d’Italia e 31 province con una grande attenzione al Sud e prevede un intenso programma di attività che andrà ben oltre i 18 mesi previsti come sua durata. In particolare il progetto prevede:
- La formazione dei volontari e degli operatori a cui poi andrà il compito del coordinamento e della realizzazione delle attività a livello locale;
- L’ “ascolto del territorio” per meglio capirne i bisogni anche per mezzo di un questionario che coinvolgerà più di 2.000 persone;
- La realizzazione di una collaborazione sinergica con le istituzioni e con altri attori della società civile attraverso l’organizzazione di Focus Groups;
- La mappatura e il monitoraggio delle iniziative sociali e dei modelli di assistenza di tipo socio-sanitario esistenti nelle varie regioni e l’ individuazione di “buone pratiche” da duplicare in altre parti d’Italia;
- La sperimentazione di almeno due di esse in almeno cinque realtà locali con la collaborazione degli enti locali, di ricercatori ed esperti, degli operatori socio-sanitari, di associazioni e reti di volontariato;
- Un’ intensa campagna di sensibilizzazione e di comunicazione indirizzata a tutta la comunità che includerà anche la realizzazione di incontri pubblici su tutto il territorio nazionale che serviranno anche a valorizzare il ruolo dell’anziano nella società attuale.
Un Comitato Scientifico formato da esperti assicurerà il supporto scientifico necessario per la progettazione e la realizzazione delle attività.
Un filo diretto con i nostri soci e con la comunità tutta
A breve sul sito ANCeSCAO (www.ancescao.it) sarà creato un collegamento alla pagina dedicata al progetto e servirà a informare sugli obiettivi dell’iniziativa e a tenere aggiornati sulle attività in corso, sui risultati ottenuti e sui vari eventi organizzati a livello territoriale. Ci si propone inoltre di costruire una Rete Nazionale che coinvolga i principali soggetti, pubblici e privati, interessati ai temi oggetto del progetto, in modo da dare continuità all’iniziativa e creare i presupposti per un confronto e aggiornamento permanente in materia d’ inclusione, valorizzazione, cura e tutela dell’anziano.
1) Confconsumatori (Confederazione generale dei consumatori) con sede nazionale a Parma da anni assiste famiglie con malati di Alzheimer e ha approfondito in particolare il tema della tutela degli anziani e dei malati di demenza con numerose iniziative territoriali.
2) La Società Italiana di Gerontologia e Geriatria definisce “anziani fragili” tutti quei “soggetti di età avanzata o molto avanzata, cronicamente affetti da patologie multiple, con stato di salute instabile, frequentemente disabili, in cui gli effetti dell’invecchiamento e delle malattie sono spesso complicati da problematiche di tipo socio-economico
3) La demenza è definita come “un complesso di malattie cronico degenerative che comprende un insieme di condizioni, la cui storia naturale è caratterizzata dalla progressione più o meno rapida dei deficit cognitivi, dei disturbi del comportamento e del danno funzionale con perdita dell’autonomia e dell’autosufficienza con vario grado di disabilità e conseguente dipendenza dagli altri. La demenza interferisce con le attività sociali, lavorative e di relazione del malato e provoca un declino delle sue capacità”.
4) Le previsioni ISTAT indicano una percentuale di ultrasettantenni pari al 30% nel 2036 di cui 5.2% ultra95enni.
Ass.ne FareRete
Innovazione Bene Comune – Michele Corsaro Via Vincenzo Lamaro, 51 – 00173 Roma
rete@fareretebenecomune.org – www.fareretebenecomune.org
Verbale CALL4IDEAS del 18 ottobre 2019