A tutti i referenti partecipanti, tutti gli associati, sostenitori, stakeholder dell’area salute e tutte le persone che desiderano partecipare attivamente od anche solo assistere, alle attività del progetto di FareRete
Il ruolo che le associazioni civili possono e devono avere nello sviluppo sostenibile della società.
Co-progettare è un modo diverso, nuovo, di produrre conoscenza e proprio per questo motivo vale la pena intraprendere dei percorsi che vedano coinvolti fin dal principio tutti gli stakeholder, compresi quanti rappresentano il bisogno rispetto a un determinato problema.
In estrema sintesi è questo il punto di forza del progetto FareRete; l’aver creato le condizioni necessarie affinché un gruppo di persone con competenze ed esperienze estremamente diverse, pur comunque afferenti allo stesso tema, potessero lavorare con un obiettivo comune: progettare soluzioni tecnologiche utili al benessere di persone in contesti diversi.
Per creare tali condizioni è stato indispensabile fornire ai gruppi degli strumenti specifici: di progettazione e comunicazione, di facilitazione e di rafforzamento delle idee prodotte. Tali strumenti sono stati analizzati nel secondo incontro del 14 giugno u.s., svoltosi con la presenza di Presenti 13 Associazioni, 4 professionisti e un rappresentante del VII Municipio.
I lavori della seconda parte, introdotti da Stefania Aristei quale coordinatore del progetto insieme a Massimo Picari e Rosapia Farese Team Progetto di FareRete che hanno ripercorso le tappe principali di FareRete, e hanno visto confrontarsi i PL partecipanti ai tavoli di lavoro del progetto.
A proposito della comunicazione sia di Stefania Aristei , coordinatore e responsabile progetti FareRete e che ha strutturato gli strumenti a disposizione sia Massimo Picari , per una nuova autonomia del progetto FareRete, convengono nell’affermare che l’obiettivo è stato quello di costruire modalità per condividere conoscenza, ma il lavoro di fatto è stato molto altro.
Dovremmo poter condividere nei nostri siti privati o associativi e nelle pagine social le piattaforme di condivisione dei contenuti, i report sui singoli incontri sono stati fondamentali per garantire la partecipazione di tutti e gettare le basi per la costruzione di un linguaggio comune.
Ma il percorso strutturato è molto più di questo: creare uno spazio per la condivisione delle conoscenze e forse financo un’atmosfera empatica adatta ha permesso di trattare in maniera nuova e approfondi temi delicati e spesso taciuti legati ai bisogni dei cittadini e delle persone con patologie e disabilità; questo può consentire a tutti di riposizionarsi reciprocamente, di cambiare punto di vista, di produrre idee in maniera nuova.
Naturalmente questo percorso non sarebbe stato possibile se il lavoro dei gruppi non fosse stato facilitato. Io personalmente ne sono convinta della necessità di “facilitatori” che possono garantire, fin dall’incontro, cioè nell’immediatezza di quanto il progetto è stato avviato, la possibilità di un’effettiva partecipazione di tutti noi”. I facilitatori dovranno presidiare, per i gruppi di lavoro, tempi, temi di lavoro e contenuti, in stretta sinergia con le indicazioni e il mandato espresso dal Team di FareRete.
A mio avviso i coordinato i tavoli di lavoro, permettono la facilitazione di avviare un “processo generativo partecipato di influenzamento reciproco di idee e paradigmi, creando condizioni facilitanti in un contesto non facilitante”. Infatti le condizioni date – tempi, ambizione del progetto / argomenti, modalità di creazione dei gruppi – possono determinare difficoltà e inciampi, nonostante i quali gli obiettivi sono sono raggiunti.
I gruppi infatti, al termine del terzo incontro che avremo il 6 settembre, devono arrivare alla definizione dei concept, e dei rappresentanti dei tavoli di lavoro, per arrivare ad un coordinamento della fase successiva, quella di rafforzamento e inizio attività del 6-7 ottobre p.v.
I concept dovranno avere, rispetto ad altri piani di progetto, un punto di forza di fondamentale importanza: l’identificazione chirurgica di un bisogno insoddisfatto, l’individuazione di una necessità non ancora coperta dal mercato.
E’ necessario mettere a sistema le nostre competenze, sincronizzandoci con ciascun partecipante e arrivando alla generazione di idee e concept. Gli strumenti messi a disposizione nella fase di rafforzamento ci permettono di sincronizzare invece le nostre competenze, per arrivare alla definizione di business plan, con una attenzione che alcuni di noi non avevano mai dovuto avere nella fase di progettazione”.
Un percorso quindi, a detta di chi l’ha delineato e di chi l’ha vissuto, che ha permesso di strutturare un processo creativo di conoscenza di assoluto interesse, pur nella consapevolezza di alcuni nodi critici: innanzitutto la questione dei tempi e non secondariamente l’incertezza di alcuni aspetti normativi del percorso processuale. D’altra parte il valore aggiunto rispetto ad un processo di progetti tradizionale sembra essere dirompente: è generativo di conoscenza in maniera altra e nuova.
Mettere a disposizione le proprie competenze in un ambito co-progettuale attiva un moltiplicatore di conoscenza, e il risultato non è la somma di due fattori, ma molto di più, perché l’ecosistema che si viene a creare è creativo e generatore di conoscenza.
Un processo di grande interesse quindi, da seguire anche nelle tappe future.
FareRete come leva per avvicinare il mondo delle associazioni con gli stakeholder, I cittadini le istituzioni. In attesa di poter vedere i prototipi realizzati, al momento il risultato più rilevante del progetto FareRete è l’aver creato una comunità di una settantina di persone, provenienti da oltre trenta organizzazioni che hanno attivato un percorso di condivisione della conoscenza, avviando forme di dialogo fino ad ora non sperimentate.
Chi di voi può suggerire idee, attività di comunicazione, possibilità di gestire pagine sul social e/o quant’altro, sono molto apprezzate.
Attendo il vostro riscontro
Un cordiale saluto
Pia Farese
Vice Presidente FareRete